Luana D’Orazio aveva 22 anni e ha perso la vita in una fabbrica tessile mentre lavorava. Ai suoi cari e alle persone che le volevano bene vanno la nostra più piena solidarietà e vicinanza umana.
Ma la drammatica morte di Luana non è una tragica fatalità come da più parti si è sentito dire. È piuttosto la terribile quotidianità del lavoro in questo paese. Dall’inizio dell’anno sono 185 le persone che hanno perso la vita lavorando, più di una al giorno. E solo nella provincia di Prato, nel comparto tessile, la giovanissima donna è la seconda a venire uccisa dopo che a febbraio un altro giovane, Sabri Jaballah, era stato vittima di un incidente mortale.
Se poi a questa drammatica lista si aggiungono le persone che hanno perso la vita per il Covid dopo averlo contratto al lavoro, le cifre sarebbero esponenzialmente più alti.
Ma dietro i numeri ci sono persone, donne e uomini, le cui vite sono state spezzate dalla cupidigia e dall’incuria padronale, dalla voracità del profitto ad ogni costo, dalla superficialità criminale di chi espone i lavoratori e le lavoratrici ad ogni tipo di rischio in nome della produttività.
Al di là dei singoli casi, infatti, sempre più spesso si muore perché non c’è sicurezza sul lavoro, perché si ignorano elementari norme di tutela della vita umana, perché non si utilizzano o si utilizzano poco e male i DPI, perché le macchine devono andare a pieno regime in spregio alla salute e alla sicurezza di chi le utilizza. Perché bisogna lavorare, lavorare e lavorare per produrre, produrre e produrre, per l’arricchimento e il profitto di pochi.
Tutto ciò è senza dubbio ulteriormente aggravato da una crisi economica e sociale aumentata dalla pandemia, che costringe sempre più i lavoratori e le lavoratrici ad accettare e sottostare a ricatti lavorativi, a minacce di licenziamento, a rischi purtroppo sempre più grandi, in una società decadente e disgregata.
È importante che siano le donne e gli uomini che lavorano a difendere in prima persona la loro sicurezza, sapendo che dai padroni non verrà mai niente di buono, riscoprendo e facendo crescere la solidarietà sui luoghi di lavoro, l’impegno per i diritti e per coltivare la vicinanza umana che ci rafforza anche nel pretendere il rispetto delle norme di sicurezza.
Per questo saremo in piazza con tutte le iniziative che ricordano Luana, Sabri e tutte le vittime del lavoro, come parte del nostro impegno più complessivo per costruire un’alternativa di valori, di cura e solidarietà, che metta al centro della nostra vita la ricerca di libertà, giustizia e verità.
2021-05-05