Infuria il duello virtuale tra il truce capopopolo Salvini (oggi accomodato nel governo Draghi) e il rapper affarista Fedez che si fa paladino della libertà di espressione e sostenitore del disegno di legge Zan.
Ma non è il tempo degli schieramenti sommari.
Non c’è dubbio alcuno che bisogna contrastare con nettezza il veleno propagato dalla cartaccia stampata leghista e fascistoide contro gli “anormali” e la presunta dittatura omosessuale che starebbe tiranneggiando gli italiani brava gente (vedi Libero di oggi 4 maggio).
Contro qualsiasi forma di offesa, insulto, prepotenza nei confronti di chi sceglie di amare una persona del proprio genere, o nei confronti di chi non accetta la normalità maschilista e patriarcale, oggi è urgente e possibile difendere il diritto di ciascuna e ciascuno a ogni libera scelta relazionale, sentimentale e sessuale nel rispetto vicendevole. L’impegno ideale, pratico e culturale contro bullismo, discriminazioni e abusi può e deve attraversare la vita di tutti i giorni: nelle scuole e nei quartieri, per strada e nelle famiglie “benpensanti”.
Inasprire le punizioni contro chi insulta e discrimina, come propone il disegno di legge Zan può favorire questa battaglia. Ma così com’è formulato esso contiene anche un’insidia molto grave che i suoi sostenitori minimizzano. Come tante voci di donne e di esponenti femministe finora inascoltate stanno mettendo in luce, esso apre un varco letale all’ideologia transgender che rende possibile a chiunque di “indossare” l’identità femminile (o maschile) indipendentemente dal sesso biologico.
Dal nostro punto di vista dissolvere i due generi che compongono l’umanità mette in pericolo più complessivamente l’identità e la soggettività: rende difficile ad esempio definirsi donne come soggetto collettivo o persino denunciare la caratteristica maschile dell’oppressione millenaria da parte del patriarcato. (c.lo.)
2021-05-05