…ci sveglieremo inondati dal sole, con una voglia irresistibile di andare verso il mare oppure di camminare tra i monti o di scivolare sul lago; sentiremo l’allegro chiasso delle bimbe e dei bimbi in cortile, ci faremo quattro chiacchiere con la signora del piano di sopra, vedremo sorridendo che quella ragazza del palazzo accanto sta uscendo finalmente con quel ragazzo, complici i cani che accompagnano; carezzeremo una persona amata con una dolcezza insolita. Ci chiederemo se è un sogno e ci convinceremo che no: è vero, ne stiamo uscendo. Avvertiremo una fiducia incontenibile che si fa strada e la gioia che ne deriva, ma non dimenticheremo; e le lacrime scenderanno ricordando le persone più fragili che soffrono e quelle che non ce l’hanno fatta.
Riconoscetelo: ve la siete immaginata qualcosa del genere. No? Vedrete che lo farete. È nella nostra natura nutrire la speranza, ma non riusciamo a farne cultura. Non ancora, ma possiamo provarci. Ecco, è di questo che parliamo quando parliamo d’impegno. Provare a dare cervello e cuore, testa e gambe, ascolto e voce alla speranza, rendendola la principale ragione sentimentale del nostro cammino nel mondo. Bisogna rifletterci ma con passione, immaginarselo il futuro ma reinterpretando il passato, occuparsi del concreto quotidiano sapendo che non c’è nulla di più concreto del nostro essere profondo, vivere gli affetti al meglio quindi saperli qualificare, rapportarsi e dedicarsi agli altri ma con autocoscienza, provare ad affermare e vivere la vita in tutti gli aspetti sapendosi difendere dalle minacce; soprattutto bisogna unirsi, essere assieme ed imparare a farlo.
È possibile? Oh, sì che lo è, se lo si vuole e lo si sceglie, senza farsi film utopistici o apocalittici, che spesso coincidono, cominciando da sé e da chi ci è più vicino. Suscitare il protagonismo che c’è in ciascuna/o di noi, scoprire quella libertà ed affermatività di cui vi parliamo in questo giornale, dirsi e farsi dire, continuare a cercarsi dopo essersi trovati, imparare le meravigliose scoperte della sincerità e i fantastici paesaggi della lealtà, sostenere i migliori valori umani mentre li stiamo sperimentando. Tutto questo assieme in amicizia espansiva, cioè positivamente contagiosa. Pensiamoci un attimo: quante e quanti la cercano una via del genere e potrebbero essere disponibili ad imboccarla; ed ognuna/o di loro è speciale: merita rispetto, attenzione, merita di essere cercato.
Essere assieme in minoranza: una minoranza motivata e qualificata che fugge e fronteggia l’estraneità dilagante delle gigantografie sociali che ci circondano, una minoranza fiera, allegra e combattiva, e come sennò? Stiamo parlando di sottrarci? In un certo senso certamente sì: sottrarci e contrapporci all’anonimato, all’alienazione, alla macchinazione, alla freddezza; alla negatività che diventa negazione della specie umana, dei suoi generi, dell’interezza psico-somatica delle persone; all’ignoranza e alla superficialità noiose, nauseabonde e mortificanti delle scuole e delle accademie; alla violenza bellica e quotidiana che si propaga colpendo innanzitutto donne, bimbe/i e persone che vengono da altri paesi; alle prepotenze statali. Pensate davvero che alla lunga si possa convivere beneficamente e pacificamente in questi ultrapopolati deserti di umanità alienata? Possiamo accettare di far parte di maggioranze di zombi acefali che sopravvivono separati gli uni contro gli altri? Perché è verso questi lidi che ci trascina la loro decadenza, talvolta lo avvertite e sentite che non è certo quello che volete. Dunque sottrarsi in minoranza con pazienza e determinazione, senza paura di esserlo: conoscete forse altre strade? Possiamo ancora vagheggiare catarsi novecentesche? Vogliamo ancora illuderci pericolosamente di mutare il mondo all’improvviso? Invece sottrarci, cambiare e proporre è credibile e possibile, ma solo in ragione di una ricerca costante e coerente di affermazione positiva a tutto campo.
Allora sì, bisogna scegliere se stessi e relazioni libere e prospettive di comunanza, bisogna essere in minoranza. Abbiamo cominciato e non senza sforzi e difficoltà, che affrontiamo assieme; ci accorgiamo sempre più che minoranza è utile, è possibile, è meglio, è bello.
L’estate arriverà, ma facciamo sì che non sia un’illusione. La primavera esordisce proprio mentre scriviamo, allora perché non provare a viverla subito? Come diceva un professore di matematica, ce l’abbiamo dentro: dunque scopriamola e facciamola fiorire insieme a chi la sceglie con noi, facciamo fiorire l’impegno gioioso, responsabile e propositivo.
21 marzo 2021
La Comune