Imparare. Insegnare. Costruire relazioni umane positive di accrescimento, che sospingano la curiosità per la vita; sollecitino sensi e facoltà; suscitino interessi culturali; si battano per l’affermazione positiva di ciascuna/o con gli altri, nel riconoscimento della comune umanità e dei due generi che la compongono. La scuola potrebbe essere questo e molto altro.
Cosa c’entra con la normalità diffusa, con ciò che viene imposto quotidianamente? Cosa c’entra con l’autoritarismo e la competizione, l’istruzione e il nozionismo, la digitalizzazione e l’esclusione tipici della scuola di Stato?
Secondo noi nulla. Per questo ci battiamo per una scuola diversa, quindi:
Sì all’unione nella difesa di questioni essenziali che si sta dando fra gli insegnanti e gli altri lavoratori della scuola, le famiglie e gli studenti. Vogliamo garanzie di sicurezza per chi nelle scuole lavora e studia; fondi per stabilizzare il personale precario e per un’edilizia scolastica che permettano una riduzione del numero di allievi per classe (non per la digitalizzazione disumanizzante voluta dal governo Draghi); tutela piena del diritto di sciopero di fronte agli attacchi a cui è sottoposto.
No alla scuola così com’è, no alla scuola così com’era. Chiediamoci di più! Inventare un nuovo modo di esserci da protagonisti dipende da ciascuno di noi e dalle relazioni che costruiamo. Per questo preparare lo sciopero del 26 marzo promosso dai Cobas, dal coordinamento nazionale dei precari, sostenuto da Priorità alla scuola può essere un modo per iniziare a conoscersi e confrontarsi sulla scuola che vogliamo, mentre lottiamo per la tutela della nostra salute psico-fisica.
Conosciamoci!
La Comune