Presidio a Bergamo
“Aprite le Frontiere”

Sabato 6 marzo si sono tenuti in diverse città italiane presidi di solidarietà nei confronti di profughi e immigrati bloccati sui confini in condizioni drammatiche nel tentativo di raggiungere la fortezza Europa, provenienti da quella che viene chiamata la rotta balcanica, ed anche per denunciare le intimidazioni in atto nei confronti di chi è impegnato nel soccorso alle persone immigrate, come avvenuto nei giorni scorsi a Trieste.

A Bergamo il presidio ha visto la presenza di circa 30 persone. “Aprite le frontiere”, c’era scritto sullo striscione in piazza. Il pomeriggio è stato animato dalla recita di poesie e dalla lettura di drammatici racconti di vita dai profughi e infine si è aperto il microfono agli interventi.

 Aurora è tra le organizzatrici, quando le hanno proposto di essere la referente dell’iniziativa “Un ponte di corpi” a Bergamo ha dato la sua disponibilità: “credo nella solidarietà e nell’accoglienza anche se è molto difficile perché oggi tanti volontari, anche chi mette a disposizione le proprie case per ospitare profughi e immigrati, rischiano l’accusa di immigrazione clandestina”. Il valore della Solidarietà quindi non solo come momento rivendicativo di alcuni giusti diritti o emergenziale, per poi magari delegare alla politica la soluzione dei problemi, ma come base di un impegno antirazzista per l’accoglienza, fatto di conoscenza e reciprocità, che si può scegliere di vivere quotidianamente perché si crede nel principio della comune umanità, un impegno che ci spinge da esseri umani alla vicinanza con altri esseri umani. Come c’era scritto sul cartello che Loris ha portato in piazza: “immigrati… rifugiati… clandestini… Dimenticando che sono uomini e donne dimentichiamo di essere umani”.